martedì 9 giugno 2015

“Dunáte, Dunáte! ‘U tijmbe t’a jabbáte!

Donato era una persona pacata e tranquilla, comunemente definito " 'nu bbuène cristiàne", " 'nu  paciòne" - aveva ereditato un cospicuo patrimonio e quindi viveva una vita agiata e priva di mortificazioni, non era sposato, non aveva parenti , ma era altruista e, per questo, rispettato da tutti.
Un giorno incontrò una zingara che con insistenza volle leggergli la mano. Donato un po' per curiosità o forse per gioco, acconsentì. Porse la mano delicata e senza calli, perché in vita sua non aveva mai lavorato, che non passò inosservata alla zingara che gli predisse un futuro cupo, dicendogli che in un lasso di tempo relativamente breve avrebbe perso tutti i suoi averi. 

Donato di colpo impallidì, ma quella predizione cambiò radicalmente il suo modo di vivere; da uomo assennato e parsimonioso diventò dissennato e sprecone, spendeva in continuazione e, in poco tempo, dilapidò tutto il suo patrimonio fino a cadere in miseria, riducendosi a chiedere l’elemosina. 
La gente nel lasciargli una monetina diceva: “facìte ‘a lemoséne a Dunáte ca’u tijmbe l’ha jabbáte! (fate l’elemosina a Donato che il tempo lo ha ingannato!).