mercoledì 8 febbraio 2017

Il Duca di Grazzano

Da qualche anno nella mia stanza ho appeso questa stampa, 
niente di tarantino ma, secondo me, una bella e importante filosofia di vita scaturita da una storia che vale la pena conoscere.
 
GRAZZANO VISCONTI, è piccolo borgo nel comune di Vigolone in provincia di Piacenza, antico ducato della famiglia Visconti. 
Nel 1395 il duca Gian Galeazzo Visconti, Signore di Milano e di altre città del nord, autorizzò la sorella Beatrice, sposata al nobile piacentino Giovanni Anguissola, a costruire un castello nella loro proprietà di Grazzano.
Nel 1870, l'ultimo signore del castello, Filippo Anguissola, morì senza lasciare eredi. I beni passarono alla madre Francesca (Fanny) Visconti, vedova di Gaetano Ranuzio Anguissola, che a sua volta, nel 1883, lasciò i possedimenti al nipote Guido Visconti di Modrone. Alla morte di quest'ultimo il castello andò in eredità al figlio Giuseppe Visconti di Modrone.
L'eredità era costituita da un castello imponente ma ormai in rovina, con mura sgretolate e intere parti pericolanti, circondato da un terreno popolato da umili case contadine.
Ma Giuseppe Visconti di Modrone era un uomo dai mille interessi e dalle idee geniali che pensò di rivalutare l'eredità di famiglia per renderla degna del blasone e utile alla società.
Per rendere possibile le sue idee si avvalse della collaborazione dell'architetto liberty Alfredo Campanili. I lavori cominciarono subito e in soli tre anni (1905-1908) il lavoro era finito, era sorto un paese operante e abitato, ma esattamente identico a un villaggio medievale.
Re Vittorio Emanuele III, entusiasta della realizzazione, con un regio decreto del 1915, decretò che al nome antico di quel paese, Grazzano, dovesse aggiungersi “Visconti”, come doveroso omaggio al suo creatore.
Ma il riconoscimento del Re non servì a fermare le malelingue e gli invidiosi che criticavano l'opera dando del "megalomane" al suo ideatore, il quale in tutta risposta, sul castello, dipinse un garofano rosso con attorno un cartiglio riportante una frase in una lingua sconosciuta:

  “otla ni adraug e enetapipmi”.
Quella misteriosa scritta, altro non era che la risposta del Visconti ai suoi detrattori e, per risolvere l'arcano, basta solo leggere la scritta al contrario, da destra verso sinistra, e magicamente si leggerà la frase:  “Impipatene e guarda in alto”.
Era questa la sua filosofia di vita, che lo portò a continuare il suo progetto utopico di moderno medioevo, di un paese autonomo e autosufficiente, dotato di tutti i servizi utili ai suoi abitanti. Nel 1910 aveva già l'asilo, la scuola, un mulino, una scuola di ebanisteria a cui, in seguito si sono aggiunte la stazione tramviaria, una fabbrica di conserve di pomodori, un laboratorio di lavorazione del ferro battuto... nulla doveva mancare a questo borgo travestito all’antica.
I sette figli del duca, tra cui il famosissimo Luchino Visconti, vissero questo borgo come se fosse un immenso parco giochi ambientato nel 1300 i cui abitanti - per espresso volere del duca - giravano vestiti con abiti d'epoca disegnati dal figlio Luchino, che sin da ragazzino, organizzava in questo borgo, recite e rievocazioni storiche, esercitando sin da bambino l'arte di regista.
In seguito l'immagine del garofano col cartiglio illeggibile divenne una simpatica immagine dal potere esoterico, che fu dipinta, ad opera dello stesso duca, su molti edifici del borgo.

Se volete saperne di più: http://www.grazzano.it/