Gli abitanti delle masserie erano contadini che avevano la fortuna di
sfruttare le risorse di un territorio ricco di uliveti e vigneti. In un primo
momento le masserie si dedicarono prevalentemente all’allevamento del bestiame,
in relazione anche ai crescenti flussi di bestiame transumante, richiamato nel
tarantino dall’istituzione della Dogana della Mena delle pecore, istituita da
Re Alfonso d’Aragona detto il Magnanimo, già nel 1447. Altre masserie invece
erano miste, cerealicole e pastorali. Nel settecento l’importanza
dell’olivicoltura crebbe in maniera esponenziale occupando sia i seminativi sia
le aree di macchia mediterranea. Ruolo marginale ebbe invece la viticoltura che
presupponeva territori diversi che dovevano proteggersi dal bestiame.
Oltre ai
campi esistevano spazi ridotti e in genere murati, chiamati “giardini”,
riservati alla frutticoltura e orticoltura, generalmente riservato al
sostentamento dei lavoratori ospitati in masseria. Il lavoro era tanto e
Talsano divenne meta dei contadini del basso salento – dalla popolazione locale
denominati “puèppete” (dal latino "Post oppidum" = fuori città, dunque forestiero) - che giungevano nelle masserie come lavoranti
stagionali, principalmente in occasione della mietitura e della raccolta delle
olive, e spesso vi rimanevano.
Nell’800 iniziò il lento e inesorabile declino delle masserie. La
cerealicoltura divenne poco remunerativa, la produzione olearia venne
quantitativamente e qualitativamente superata da quella del barese. All’iniziò
i fondi vennero concessi a mezzadria ai contadini che le lavoravano. I più
fortunati tra loro ebbero la possibilità di riscattare i terreni e di
costruirvi la propria abitazione, dalla struttura semplice di casa rurale,
composta da una rimessa per il mulo o il cavallo, una grande stanza per la
famiglia, cucina e orto.
Fu così, con la dismissione e spartizione del
latifondo,che tra l’800 e il 900, la galantomia rispose all’impennata della
domanda di terra da avviare alla viticoltura dismettendo le masserie. Inizio
così, con la diffusione dei vigneti, una stagione di relativa ancorchè effimera
agiatezza contadina.
Le masserie di solito erano individuate col nome della
famiglia proprietaria:
d’Ayala, Carducci, Abeteresta, Nisi, Giangrande,
Capitignano, Troccoli, Lo Jucco, Monaco, ...
... oppure dalla zona:
La battaglia, San Domenico, Lecutrane, Ospedalicchio, Pizzariello,
Sanguzza, ...