A volte sarà capitato di sentir dire “ le fave d’a prima
mugghiere” – in riferimento a qualcosa di buono
e difficilmente riproducibile o riferita ad una persona dai gusti particolarmente difficili.
Questo modo di dire, tipicamente tarantino, deriva da una
simpatica storiella:
“Un contadino rimasto vedovo, si risposò con una brava donna
del paese. La prima moglie usava preparargli le nostre gustose fave bianche in
un modo particolare che incontrava i gusti del marito.
La seconda moglie invece cucinava le fave in modo diverso
che non soddisfacevano appieno i gusti del marito, tant’è che questi ogni volta che le mangiava sospirava < ah! Le fave d‘a bon’ànema!>
Una volta avvenne che per distrazione, le fave bruciacchiarono
rimanendo in parte attaccate al fondo della pignata. Tuttavia non potendo fare
altrimenti, la moglie le recuperò alla bene e meglio e le servì all’ora di
pranzo, tra mille scuse. Il marito, notò subito la differenza, ma gradì tanto
che finalmente disse < Sta vòte t’è ‘mmurtalàte!
… so’ pure chiù megghie de come le faceva ‘a bon’ànema!>”
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