Si dice che “la
verità la dicono i vecchi, gli stolti e i bambini” - ed è di bambini che vi parlo oggi, spiegandovi
un modo di dire: “u’ muerse d’u panarijdde”, usato per indicare una persona che,
senza remore e limite alcuno, riesce a criticare e canzonare tutti, proprio
come i ragazzi di strada, birbanti, monelli e irriverenti, detti appunto: “panarijdde”
- ma perché proprio questo termine?
Molti
ritengono che risalga agli inizi del secolo scorso, quando i giornali venivano
venduti per strada dagli “strilloni” che ne gridavano la notizia principale
della prima pagina.
A Taranto, Vincenzo
Leggieri, nel 1902 fondò un giornale locale “U’ panarijdde” – gli strilloni che
lo vendevano erano ragazzini, coi calzoni corti e le scarpe rotte: “ le uagnune
d’u Panarijdde” o più brevemente “ u’ panarijdde”.
Ma il suddetto
giornale in testata spiegava: “je quidde piccinne ca no lasse de pede a
nisciune” (è quel bambino che non perde l’occasione per inseguire nessuno) e fu
intitolato “ ‘U Panarijdde” proprio perché era un giornale satirico di politica,
usi, costumi e personaggi locali.
Facile quindi
dedurre che il termine sia molto più antico, infatti viene associato ad un “modo
di fare” non più frequente ma che si può ancora vedere: il cesto, legato ad una
corda, calato dal balcone.
Quel cesto,
in dialetto, viene chiamato appunto panarijdde.
Quando i
venditori ambulanti passavano per i vicoli, le donne s’affacciavano al balcone,
calavano una corda a cui era legato un cesto e gridavano:“ ‘u panarijdde!” –
per avvisare i passanti, ma soprattutto i ragazzini, che passavano le giornate
giocando nei vicoli e che a quel grido accorrevano numerosi. Quello che per primo prendeva ‘u panarijdde chiedeva alla proprietaria: “Cumanne signò” - per farsi dire dalla signora cosa doveva
comprare - poi eseguita la commissione,
riportava ‘u panarijedde con la spesa e riceveva una mancia, ossia " s’abbuscave a mazzètte " , in
natura o in denaro.
I ragazzi di
strada presero così ad essere definiti "le uagnune d’u panarijdde" o
più semplicemente "le panarijdde".
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