Letteralmente "il guadagno di Maria di Brienne", un modo di dire con il quale, nel dialetto
tarantino, ancora oggi si commenta scherzosamente un cattivo affare.
E’ un modo di dire antichissimo e sta ad indicare chi, agisce credendo di ricavarne un vantaggio, procurandosi, involontariamente, un danno.
E’ un modo di dire antichissimo e sta ad indicare chi, agisce credendo di ricavarne un vantaggio, procurandosi, involontariamente, un danno.
Questo detto allude alla triste sorte di Maria D’Enghien contessa di Brienne che nel 1384 a soli 17 anni sposò il barone Raimondello del Balzo Orsini, Principe di Taranto.
Nel 1406, alla prematura morte del principe Raimondo, Ladislao I D’Angiò,
re di Napoli con le sue truppe assediò Taranto. Maria guidò la resistenza della città ad oltranza. L’esercito
di Ladislao riportò grandi perdite, tanto da indurlo a risolvere la questione
diplomaticamente proponendo a Maria D’Enghien di sposarlo.
La principessa trovò molto allettante la prospettiva di
diventare Regina, tanto che a chi la invitava a riflettere su un amore che
appariva troppo interessato rispondeva: “No
me ne curo chè se moro, moro regina”
Il 23 Aprile 1408 nella cappella del Castello Aragonese, Maria D’Enghien sposò Ladislao I D’Angiò che coronò così il suo sogno di impossessarsi del Principato di Taranto .
Maria a Napoli fu accolta favorevolmente dal popolo, ma non
a corte, dove visse quasi segregata e costretta a condividere la sua esistenza
con le amanti del marito.
Alla morte di Ladislao, nel 1414 il regno passò alla sorella Giovanna II, che la fece addirittura imprigionare.
Alla morte di Ladislao, nel 1414 il regno passò alla sorella Giovanna II, che la fece addirittura imprigionare.
Questo il guadagno fatto dalla povera Maria con quel
matrimonio, guadagno che rimase tristemente proverbiale a Taranto e a Napoli
come U’
uadàgne de Maria Prène
Comunque nel 1415 fu liberata e ritornò a Lecce dove si
riappropriò della contea e nel 1420 ottenne anche il Principato di Taranto.
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