Berenice era una nobildonna di
origini napoletane, sposata con Cataldo Simonetti, piccolo borghese
tarantino titolare di una gioielleria. Vivevano agiatamente col loro
figlioletto Domenico, detto Mimì - soprannominato
"brasciolette" che non privavano di vizi e sfizi, ma dopo una rapina
che svaligiò il loro negozio caddero in miseria e la loro vita cambiò
drasticamente.

Donna Berenice non si perse d’animo e avendo studiato
canto, andò a cantare in ch
iesa accompagnata al pianoforte dal figlio Mimì che aveva preso lezioni di pianoforte.
I nobili parenti napoletani l'aiutavano come potevano, inviando anche i
loro vestiti dismessi, ma lei, Donna Pernice, com’era chiamata dai
tarantini che per inflessione dialettale storpiavano il suo nome, li
indossava senza soggezione, benchè fuori moda e fuori luogo, e a chi la
guardava con disprezzo rispondeva:
< abbete mije pumpuse, quidde ca
me donne me mette suse.>
Una donna rimasta impressa ai tarantini
che ancora oggi vedendo una persona vestita in modo stravagante usano
dire:
"S’ha vestute come donna Pernice!"
A suo marito invece avevano dedicato una cantilena:
"Don Catavete Simonette,
pe mugghiere 'na catalette,
pe figghie na brasciolette!"
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Donna Berenice col marito Cataldo Simonetti (a destra) e il figlio Domenico (a sinistra) |
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