lunedì 15 dicembre 2014

Villa Schinaia


L’800 consacrò il predominio incontrastato della borghesia agraria, personificata dalla figura del galantuomo, del signorotto. Questi modificarono strutture esistenti, sino ad allora chiamate a svolgere mere funzioni economiche, rendendole più confortevoli e adeguandole alle esigenze dell’attività svolta senza tralasciare però l’impatto visivo, prestando particolare attenzione ai dettagli architettonici, interni ed esterni, dell’edificio. Nacque così il casino, un complesso edilizio tipicamente rurale o suburbano destinato a scopi residenziali, ben distinto nelle forme architettoniche dai contigui ambienti produttivi preesistenti, inseriti in una masseria. 
Fu però all'interno dei vigneti di Talsano, Lama e San Donato che vennero apportate le novità più significative. Il casino delle aree viticole del Tarantino si inseriva, quindi, in una struttura produttiva e della organizzazione del lavoro molto diversa rispetto a quelle prefigurata dalla masseria, quasi alternativo ad essa, come dimostrano i rispettivi effetti sulle campagne circostanti. 
Mentre lo sviluppo della masseria aveva una delle più profonde ragioni d'essere proprio nella espulsione della piccola proprietà contadina, il vigneto ha sempre promosso il radicamento della popolazione rurale.
 

Tipico esempio dell’evoluzione della ristrutturazione urbanistica è un edificio particolare e sicuramente unico nel suo genere in Talsano: Villa Schinaia.







Un edificio voluto da Francesco Schinaia, un proprietario agricolo, che nel 1921 decise di costruire sui suoi terreni, una casa colonica che gli consentisse di seguire sul posto, il lavoro e i lavoranti. In seguito continuò la costruzione in modo da poterci abitare.
Francesco Schinaia legò la costruzione della villa alle sorti dell’azienda agricola, unica fonte di fondi per la costruzione.
Dopo 25 anni, nel 1946 la casa colonica era solo una parte della villa di tre piani che ancora oggi possiamo ammirare appena si arriva a Talsano.
  

















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