giovedì 8 marzo 2018

Fiorenzo e Ardelia

Quella che voglio raccontare è una storia d'amore pubblicata sulla "Rassegna Pugliese - di scienze, lettere ed arti"- di luglio 1884,  intitolata "Ardelia - cronaca tarantina del 1301"  a firma dell'avvocato e scrittore tarantino Alessandro Criscuolo (1850 - 1938).
E' una storia non verificata, in cui anche il nome del principe viene volutamente omesso dall'autore, proprio la sua distanza dalla realtà storica la rende avvincente come solo una favola può essere.
Questa favola affascinò anche il grande compositore tarantino Emilio Consiglio che ne fece una lirica contenente "i canti di Fiorenzo e Ardelia", serenate che fanno da sfondo a questa incredibile storia d'amore ambientata a Taranto.

FIORENZO E ARDELIA
Fiorenzo Altieri era un ardimentoso giovane di gallipoli che entrato come paggio alla corte del Principe di Taranto, ne divenne poi abile scudiero col compito di occuparsi del cavallo della figlia del Principe, la bella Ardelia.
Il Marchese di Castellaneta invitò il Principe alla consueta partita annuale di caccia al falcone.
Il corteo del Principe si mosse all'alba, giunti nei pressi della gravina il cavallo della principessa Ardelia sull'orlo di un precipizio, si spaventò, l'ardimentoso Fiorenzo fronteggiò il cavallo per evitare il peggio ma il cavallo disarcionò la principessa che cadde a terra in fin di vita.
Le assidue cure dello speziale di corte e le visite giornaliere di Fiorenzo che le faceva compagnia leggendole libri e cronache di gesta eroiche di cavalieri in difesa dell'onestà delle loro donne, fecero guarire Ardelia che, innamoratasi del suo scudiero, chiese al padre di acconsentire che Fiorenzo la raggiungesse tutte le sere per continuare a leggerle quei racconti.
Un giorno a corte giunse la voce che, in terra di Bari, uno spagnolo aveva sostenuto che la madre di Ardelia avesse tradito il principe suo marito, e Ardelia ne pianse tanto che Fiorenzo, per calmarla, le pro­mise che avrebbe lui stesso sfidato a duello lo spagnolo.
Tanto disse e così fece, Fiorenzo sfidò lo spagnolo e dopo pochi colpi riuscì a sopraffarlo, puntò la sua spada sul petto dello spagnolo e gli fece giurare che la moglie del Principe era tra le più oneste del Principato di Taranto.
Riscattato l'onore del principe e della sua consorte, Fiorenzo ottenne l'amore eterno della principessa Ardelia e ogni sera, mentre tutti dormivano la raggiungeva e passavano insieme la notte ma...
"tosse et amorem nascudire non potest"...
Durante una notte tempestosa, una guardia fu svegliata da un rumore e intravide la sagoma di un uomo entrare nelle stanze dalla principessa, bussò minacciosamente, intimando di aprire. Ardelia era tremante, Fiorenzo, ricordandosi di una antica leggenda di fantasmi che si aggiravano per il castello nelle notti di pioggia, si coprì con un lenzuolo e, quando la guardia entrò gridando:
chi è là? -
senza perdersi d'animo rispose:
lo spirito del duca Randello! -
il soldato, tremante, si fece tre volte il segno della croce e scappò.
Il giorno dopo il Principe, aggiornato dell'accaduto, non credendo ai fantasmi e sentito il parere di Fulgardo, giureconsulto di corte, condannò Fiorenzo all'esilio, e alla pena di morte qualora lo avesse violato avvicinandosi al castello.
Fiorenzo ritornò nella sua Gallipoli ma non si arrese alla minaccia di morte e, con la complicità della sua ancella, appena poteva, travestito da mercante, contadino o frate, di notte raggiungeva la sua amata Ardelia nelle sue stanze.
Una notte la banda di Irpino Ajello, approfittando dell'assenza del Principe, saccheggiò e incendiò il castello. Fiorenzo cercò di intervenire ma fu legato e rinchiuso nel sotterraneo.
Il castello fu semi distrutto dalle fiamme e le guardie, per salvarsi, raccontarono al Principe di aver catturato il colpevole e di averlo rinchiuso nelle segrete.
Riunita la Corte, il Principe, condannò a morte Fiorenzo e alla clausura, nel Monastero di Santa Chiara, la figlia Ardelia.
Dopo circa un mese, una mattina all'alba Ardelia fu svegliata da uno strano rumore nella piazza sottostante, insospettita, si arrampicò ai ferri della grata e vide il suo Fiorenzo salire sul patibolo - un dolore immenso le tolse le forze e cadde a terra priva di sensi.
Ardelia non si riprese più da quel dolore e dopo sei mesi morì dopo aver chiesto, alle suore che l'avevano assistita, di essere seppellita con il suo amato.
Le suore rispettarono le ultime volontà di Ardelia e, in una notte di plenilunio, la seppellirono nella fossa dove giaceva Fiorenzo.
Sulla fossa nacque una pianta dalla quale ogni primavera spuntavano due fiori bellissimi che si intrecciavano e rimanevano uniti fino all'inverno, quando appassivano per rinascere in primavera.


Poi il 23 giugno 2016, durante lavori dell'acquedotto pugliese ritrovano una tomba con due scheletri abbracciati, " gli amanti di Taranto", pare risalenti a 2000 anni fa...
ma ... se fossero Fiorenzo e Ardelia?