giovedì 17 agosto 2023

Il tempo tra ieri, oggi domani e oltre

Oggi ero in fila alla cassa del supermercato, davanti a me due ragazzi, dopo di me un arzillo signore anziano. I ragazzi parlavano ad alta voce:
< ...però a venè!>
<si, si… ci no è dumàne è dopedumàne>
<eh! … e ci no è dopedumane?...>
mentre i ragazzi si guardano il signore alle mie spalle esordisce con:
<...è piscrìdde!>
mi sono girata e ci siamo messi a ridere, io e lui, mentre gli altri ci guardavano neanche fossimo alieni che parlavano in sanscrito… ‘mmarallòre!
Si atteggiano a storpiare il dialetto traducendo dall’italiano “ dumàne… dopedumàne” , ignorando che il dialetto, quello vero, è molto più ricco perché i nostri avi sapevano dare il giusto valore al tempo, non andavano mai di fretta perché sapevano bene che per fare le cose ci vuole il tempo che ci vuole e che oltre domani e dopodomani viene pescrìdde e poi ...pescròdde e pescrùdde;
al passato le cose non cambiano e mentre la nostra memoria si limita a ieri e avantieri per i nostri avi esisteva anche diaterze.
La bellezza del dialetto è dovuta dal fatto che certe cose possono essere espresse solo in dialetto per ricchezza e precisione dei termini.
Rimanendo nell’ambito temporale esiste l’espressione:
“òsce a otte” usata sommariamente per indicare "la settimana prossima", invece non è proprio così, perché questa frase indica: lo stesso giorno di oggi della settimana prossima, se io oggi: giovedì dico che farò qualcosa òsce a otte vuol dire che la farò giovedì prossimo, non un giorno a caso della settimana prossima…
puntuale, chiaro, preciso e conciso!