lunedì 15 dicembre 2014

Masserie e "puèppete"!



Gli abitanti delle masserie erano contadini che avevano la fortuna di sfruttare le risorse di un territorio ricco di uliveti e vigneti. In un primo momento le masserie si dedicarono prevalentemente all’allevamento del bestiame, in relazione anche ai crescenti flussi di bestiame transumante, richiamato nel tarantino dall’istituzione della Dogana della Mena delle pecore, istituita da Re Alfonso d’Aragona detto il Magnanimo, già nel 1447. Altre masserie invece erano miste, cerealicole e pastorali. Nel settecento l’importanza dell’olivicoltura crebbe in maniera esponenziale occupando sia i seminativi sia le aree di macchia mediterranea. Ruolo marginale ebbe invece la viticoltura che presupponeva territori diversi che dovevano proteggersi dal bestiame.
Oltre ai campi esistevano spazi ridotti e in genere murati, chiamati “giardini”, riservati alla frutticoltura e orticoltura, generalmente riservato al sostentamento dei lavoratori ospitati in masseria. Il lavoro era tanto e Talsano divenne meta dei contadini del basso salento – dalla popolazione locale denominati “puèppete”  (dal latino "Post oppidum" = fuori città, dunque  forestiero) - che giungevano nelle masserie come lavoranti stagionali, principalmente in occasione della mietitura e della raccolta delle olive, e spesso vi rimanevano.
Nell’800 iniziò il lento e inesorabile declino delle masserie. La cerealicoltura divenne poco remunerativa, la produzione olearia venne quantitativamente e qualitativamente superata da quella del barese. All’iniziò i fondi vennero concessi a mezzadria ai contadini che le lavoravano. I più fortunati tra loro ebbero la possibilità di riscattare i terreni e di costruirvi la propria abitazione, dalla struttura semplice di casa rurale, composta da una rimessa per il mulo o il cavallo, una grande stanza per la famiglia, cucina e orto.
Fu così, con la dismissione e spartizione del latifondo,che tra l’800 e il 900, la galantomia rispose all’impennata della domanda di terra da avviare alla viticoltura dismettendo le masserie. Inizio così, con la diffusione dei vigneti, una stagione di relativa ancorchè effimera agiatezza contadina.
Le masserie di solito erano individuate col nome della famiglia proprietaria:
d’Ayala, Carducci, Abeteresta, Nisi, Giangrande, Capitignano, Troccoli, Lo Jucco, Monaco, ...
... oppure dalla zona:
La battaglia, San Domenico, Lecutrane, Ospedalicchio, Pizzariello, Sanguzza, ...

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