sabato 18 aprile 2015

Arrevò Pirre e spicciò 'a pacchie

Questa espressione viene usata quando, per l'arrivo di una nuova persona, si perdono i privilegi acquisiti e si riferisce ad una antichissima vicenda storica della Taranto Magnogreca.

 Nel 281 a.C. la città di Taranto, in Magna Grecia entrò in conflitto con Roma, e stava preparandosi a un attacco romano che le avrebbe inferto una sicura sconfitta. Roma era già diventata una potenza egemone, e si muoveva con l'intenzione di sottomettere tutte le città greche dell'Italia meridionale.
I tarantini, che non erano abituati alle guerre,  mandarono una delegazione a Pirro, re dell’Epiro, perché intervenisse e li aiutasse a salvare la loro città dalla conquista romana.
Pirro, già desideroso di vittorie ci vide anche l’occasione di fondare senza sforzi un regno in Italia, nonché quella di conquistare la Sicilia ed espandersi in Africa Incoraggiato nell'impresa dalle predizioni dell’oracolo di Delfi, nonché dall'aiuto del re di Macedonia Tolomeo Cerauno, il più forte dei suoi vicini, Pirro decise di intervenire a favore dei tarantini.
La guerra durò dal 280 al 272 a.C. quando Pirro ormai sfinito fu costretto a capitolare.

Taranto era una città molto ricca ma gli anni di guerra furono molto difficili per i tarantini. Pirro, per mantenere i propri soldati, aumentò le tasse costringendo i tarantini a condizioni di vita molto dure, tanto da lasciare viva fino ad oggi l'espressione: « Arrevò Pirre  e spicciò ‘a  pacchia »

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