giovedì 23 aprile 2015

u’ muerse d’u panarijdde

Si dice che “la verità la dicono i vecchi, gli stolti e i bambini” -  ed è di bambini che vi parlo oggi, spiegandovi un modo di dire: “u’ muerse d’u panarijdde”,  usato per indicare una persona che, senza remore e limite alcuno, riesce a criticare e canzonare tutti, proprio come i ragazzi di strada, birbanti, monelli e irriverenti, detti appunto: “panarijdde” - ma perché proprio questo termine? 

Molti ritengono che risalga agli inizi del secolo scorso, quando i giornali venivano venduti per strada dagli “strilloni” che ne gridavano la notizia principale della prima pagina.
A Taranto, Vincenzo Leggieri, nel 1902 fondò un giornale locale “U’ panarijdde” – gli strilloni che lo vendevano erano ragazzini, coi calzoni corti e le scarpe rotte: “ le uagnune d’u Panarijdde” o più brevemente “ u’ panarijdde”.

Ma il suddetto giornale in testata spiegava: “je quidde piccinne ca no lasse de pede a nisciune” (è quel bambino che non perde l’occasione per inseguire nessuno) e fu intitolato “ ‘U Panarijdde” proprio perché era un giornale satirico di politica, usi, costumi e personaggi locali.

Facile quindi dedurre che il termine sia molto più antico, infatti viene associato ad un “modo di fare” non più frequente ma che si può ancora vedere: il cesto, legato ad una corda, calato dal balcone.

Quel cesto, in dialetto,  viene chiamato appunto panarijdde.

Quando i venditori ambulanti passavano per i vicoli, le donne s’affacciavano al balcone, calavano una corda a cui era legato un cesto e gridavano:“ ‘u panarijdde!” – per avvisare i passanti, ma soprattutto i ragazzini, che passavano le giornate giocando nei vicoli e che a quel grido accorrevano numerosi. Quello che  per primo prendeva ‘u panarijdde  chiedeva alla proprietaria: “Cumanne signò” -  per farsi dire dalla signora cosa doveva comprare -  poi eseguita la commissione, riportava ‘u panarijedde con la spesa e riceveva una mancia,  ossia " s’abbuscave a mazzètte " , in natura o in denaro. 
I ragazzi di strada presero così ad essere definiti "le uagnune d’u panarijdde" o più semplicemente "le panarijdde".

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